Fotogrammi di un film horror perduto: i racconti di McClory
Fotogrammi di un film horror perduto, autrice Helen McClory, edito da Il Saggiatore, 2020
Quaranta racconti che ripercorrono topoi letterari e soprattutto cinematografici ai quali siamo così avvezzi da riconoscere tutte (o quasi) le citazioni: vampiri, zombie, streghe, il Diavolo, bambini con poteri paranormali, sirene e persino una demoniaca Lana del Rey (non sto scherzando). Insomma, di tutto e di più, per questi racconti, se non fosse che la maggior parte non sono nemmeno dei racconti, sono tre, quattro paginette (a volte anche meno) in cui non c’è una reale storia, ma più che altro una descrizione, scritta con un grande senso estetico, di quel particolare topos narrativo, di quella particolare sensazione paranormale. Da qui l’idea del fotogramma: non sono racconti, sono fotografie, che non danno più di quanto non possano per loro natura dare, cioè un breve spaccato, un’idea di cosa possa significare per la ragazza morta resuscitare e cercare di fumare una sigaretta come se potesse ancora vivere la sua vita quotidiana; per dei ragazzi vampiri scorrazzare da un motel all’altro “per l’eternità”; per una semplice cameriera del servizio notturno servire una fetta di torta al Diavolo; per una sirena staccarsi violentemente le squame alla ricerca del proprio misterioso organo genitale. E così via.
Probabilmente ci aspettavamo troppo da questo esordio letterario dell’autrice Helen McClory, che ha vinto il Saltire Prize: non è mai piacevole scrivere una recensione negativa di un libro, ma in tutta onestà non si può dire che una raccolta di racconti sia un successo se su quaranta se ne apprezzano, diciamo, cinque. Proprio per la loro natura di fotogrammi, non riescono ad essere racconti, perché non c’è nessuna storia e alla lunga l’estetica stanca, perché è propria delle arti visive. Alcuni di questi racconti sono, come direbbero gli anglosassoni, pointless, ovvero senza alcun significato: al termine della lettura essi non hanno lasciato assolutamente nulla al lettore, figuriamoci un minimo di orrore.