La casa di Pupi Avati
La casa dalle finestre che ridono non ha assolutamente niente a che fare con la commedia: è un thriller a tinte horror diretto da Pupi Avati nel 1976, girato nella provincia emiliana.
In un piccolo paese, Stefano (Lino Capolicchio) viene chiamato dal suo amico Antonio (Giulio Pizzirani) a restaurare un affresco, che rappresenta a tinte molto vivide il martirio di San Sebastiano. Antonio si mantiene sul vago, ma mette al corrente Stefano di un mistero che avvolge il defunto pittore e gli abitanti stessi del paese, ma prima che possa svelargli le sue scoperte, muore cadendo dal suo balcone. Stefano è certo che non si tratti di un suicidio, e ben presto si accorge che gli abitanti del paese gli mentono pur di non farlo immischiare nel passato del pittore. A confermare i suoi sospetti, Stefano riceve delle telefonate anonime che gli intimano di lasciar perdere l’affresco e andar via.
Si innamora intanto di Francesca (Francesca Marciano), che come lui è una forestiera, giunta al paese per fare la maestra elementare. Entrambi vengono piano piano a conoscenza del passato macabro di questo affresco: il pittore, ovviamente pazzo, era così ossessionato dal suo lavoro che, con l’aiuto di due sorelle, uccideva delle persone per poi ritrarle come fossero dei modelli. Successivamente si disfacevano dei corpi, bruciandone i resti e sotterrandoli nel retro della casa del pittore, una casa dalle finestre che “ridono”.
[foto: imdb.com/| cinema.everyeye.it ]
Coppola (Giovanni Cavina), un paesano odiato da tutti, decide di aiutare Stefano, tradendo così il patto di silenzio che i compaesani avevano stretto, ma pagherà a caro prezzo questo tradimento, lasciando così nessuna via di salvezza a Francesca e a Stefano stesso, che scopriranno quanto ancora c’è di vivo della follia omicida del pittore.
Avati ha sempre amato il mistero e il macabro, ma soprattutto il lato sinistro che riesce a cogliere nella sua cara Emilia, in cui ha girato e continua a girare i suoi film. La casa dalle finestre che ridono è un film tipicamente anni ’70, un thriller con elementi horror che ricorda i primi film di Argento (d’altro canto gli anni sono gli stessi), ma Avati ha il suo stile personale, ci mostra sangue e violenza, ma senza darcene disgusto, facendoci venire i brividi per quel mistero che fino alla fine non viene svelato. Questo è certamente uno dei film italiani del Novecento che bisogna vedere almeno una volta nella vita.
Cavalcando la corrente di Suspiria di Guadagnino, la Cineteca di Bologna ha colto l’occasione di proporre una rassegna horror dal nome “La paura fa ‘70”, che oltre al grande film di Avati, ha presentato L’uccello dalle piume di cristallo (1970) di Argento, L’esorcista (1973) di Friedkin, A Venezia… un dicembre rosso shocking (1973) di Roeg, La notte dei morti viventi (1968) di Romero, e Shining (1977) di Kubrick.
Adesso non ci resta che restare in attesa del prossimo film di Avati, Il Signor Diavolo, presto nelle sale.