Babadook o l’orrore del reale
Crescere un figlio non è facile, specialmente se si tratta di un bambino come Samuel che ha una passione per il macabro, specialmente se non si ha l’aiuto di un padre: Amalia (Essie Davis) è rimasta vedova proprio il giorno della nascita di Sam, così come lui stesso non fa che ricordare. Madre e figlio vivono morbosamente legati l’uno all’altra, senza che ci siano altre figure di riferimento, ma Alma desidererebbe tanto una vita normale, con un uomo accanto a sé. Purtroppo, l’incapacità di Sam di relazionarsi ha costretto Alma ad allontanarsi da tutti, persino da sua sorella.Baba – dook… dook… DOOK
La routine è devastante: lavoro, casa, lavoro, casa. Sam, terrorizzato dal famoso mostro-sotto-al-letto, la costringe a notti insonni, finché improvvisamente, a dare una svolta (terrificante) alla loro vita, non compare un libro rosso dal titolo The Babadook: non esattamente il libro adatto da leggere ad un bambino prima di dormire, dato che il Babadook è quel mostro di cui aver paura. Ossessionato dal mostro, Sam diventa sempre più incontrollabile e la madre ricorre agli psicofarmaci per farlo dormire.
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Il libro torna tra le mani di Alma, questa volta, diretto proprio a lei: il mostro le profetizza che Alma ucciderà prima il loro cagnolino, poi Sam, e infine se stessa. Se prima Alma negava l’esistenza del mostro, adesso lei stessa ne viene posseduta e le conseguenze saranno drammatiche.
Babadook (2015) è un film australiano diretto dalla regista Jennifer Kent, che ne ha anche scritto la sceneggiatura. Questo horror psicologico tratta un argomento che nella realtà è tristemente noto come infanticidio: non avrebbe bisogno di un film horror per rappresentarlo, dato che la realtà è già abbastanza horror di per sé, ma dà una spiegazione cinematografica della fragilità della mente umana, della depressione di una donna frustrata, lasciata sola durante la crescita di un bambino non esattamente normale. Chi ha commesso crimini sanguinosi, spesso, ha ammesso di essersi sentito posseduto da un demone, che freudianamente parlando, è il proprio inconscio. Non per nulla, Babadook alla fine si rifugia nello scantinato, il sottosuolo, come i recessi della mente, che vanno tenuti a bada dando in pasto una ciotola di vermi.
La rappresentazione del mostro richiama il cinema espressionista e non sorprende infatti che nei film che Amelia vede di notte ci siano delle citazioni da film macabri, tra cui La maison du Diable (1896) di Meliès: sono scelte simboliche, ma anche, sottolineerei, molto cinefile. Il film ha ottenuto un Empire Award come miglior horror, ed ha avuto una recensione positiva da Stephen King, che vi avrà rivisto in parte un riferimento al suo famoso racconto Il bau bau (che trovate nella collana A volte ritornano, edito da Bompiani).
Babadook è disponibile su Netflix, buona visione.