Michael Myers, la notte che non conosce alba
Buon compleanno alla saga di Halloween che compie 40 anni: ebbene sì, quella di Michael Myers è una saga che dal 1978 ad oggi consta di ben otto film, di cui l’ultimo sarà in sala in Italia questa settimana. Nato dalla mente di John Carpenter, che ha diretto solo il primo film, Halloween è innanzitutto un cult imprescindibile per gli amanti dell’horror, pieno tra l’altro di omaggi ai classici, tra cui La cosa da un altro mondo (1951) e La notte dei morti viventi (1968), che quest’anno fa 50 anni.
Una icona, quindi, del cinema horror che si è saputa riadattare nel corso degli anni: otto film, sette registi e sei attori per impersonare Michael! Si può senz’altro dire che la saga vera e propria sia però costituita solo dai film in cui c’è la fondamentale figura di Laurie, ovvero l’attrice Jamie Lee Curtis, che fece il suo debutto nel cinema proprio nel 1978, per poi collaborare di nuovo con Carpenter nel 1980 per Fog, e riprendere il personaggio di Laurie nel 1981, 1998, 2002 e 2018.
Halloween – La notte delle streghe (1978) è il principio di tutto, la furia omicida di Michael si scatena la notte di Halloween del 1963, portandolo ad uccidere la sorella: questa sequenza girata interamente in piano sequenza è probabilmente una delle più iconiche scene del cinema horror. Micheal viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico, ma in occorrenza dell’Halloween 1978 scappa, lasciando una scia di sangue dietro di sé. La sua intenzione è quella di tornare nella sua vecchia casa, ormai abbandonata, e di scatenare nuovamente la sua furia. Siamo in una piccola e noiosa città di provincia: le ragazze sono emancipate, studiano, lavorano, hanno una vita sessuale libera, ma Laurie passa la notte di Halloween a fare la babysitter. Laurie è la classica brava ragazza protagonista delle storie dell’orrore, e, secondo le “regole” non può morire, deve essere sempre salvata, al contrario delle sue amiche.
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Perché io? Questa è la domanda alla quale il secondo film dà una risposta: Laurie deve e allo stesso tempo non deve morire, perché ha lo stesso sangue di Michael, ebbene, lei era la sorella minore, data in affido subito dopo la tragedia del 1963. Sono due facce della stessa medaglia: come Harry Potter e Voldemort, uno deve sacrificarsi per poter uccidere l’altro? Forse il prossimo episodio darà un epilogo a questa saga.
Il signore del male (1981) vede inoltre lo psichiatra di Michael (Donald Pleasence) trovare scritto su una lavagna la parola SAMHAIN con il sangue, dando così una interpretazione, non solo alla parola, ma a Michael stesso: “E’ una parola celtica, vuol dire ‘il signore della morte’, ‘la fine dell’estate’, ‘la festa dei morti’ […] Non è altro che l’abisso dell’inconscio, tutti abbiamo paura del buio”. Quindi Michael non è più mortale, perché la paura stessa dell’ignoto è immortale.
Se La notte delle streghe (1978) oggi ci fa sorridere, per le sue numerose scene grottesche e per le esplicite “punizioni” verso la libertà sessuale, non così è per i sequel, che vedono una escalation di violenza sempre più credibile. E a proposito di riadattamento, come non vedere un inevitabile riferimento alla televisione morbosa, al Grande Fratello, in La resurrezione (2002), in cui alla finzione televisiva si aggiunge il vero horror, cioè l’apparizione di Michael, come a voler significare che ci sono dei luoghi che non devono essere contaminati, come la privacy della memoria dei morti.