Cujo, un tuffo nel passato kinghiano
Durante la visione del film Il gioco di Gerald (al quale vi rimando) ho notato che Gerald dice: “Ci sei solo tu e Cujo laggiù”. Non è un nome a caso, soprattutto perché è stato Stephen King ad inventarlo, nel momento in cui ha scritto il romanzo omonimo nel 1981. Cujo è diventato dopo soli due anni un film, diretto da Lewis Teague, con lo slogan “Now there’s a new name for terror…”.
Sappiamo bene che King è il Maestro del sovrannaturale, ma nel momento in cui subentra una paura, o meglio un pericolo reale, la paura del buio o dei mostri sotto al letto cessano di essere una priorità. Ed ecco presentata la banalità della vita quotidiana, in una città di provincia del Maine (sempre lì, non si scappa, anche se le riprese sono state fatte in California): una famiglia perfetta con un figlio, Ted, che ha le classiche paure infantili; l’amante della moglie; un meccanico zotico ed un dolce San Bernardo, chiamato Cujo.
Il dolce Cujo viene morso al naso da un pipistrello e lentamente un’infezione si diffonde, fino a farlo diventare un mostro. Vorremmo tanto che questo povero cane fosse portato da un veterinario, non ci capacitiamo di come proprio un San Bernardo possa diventare una bestia così feroce, eppure proprio in questo dettaglio risiede l’essenza del tema della storia: è la vita reale che deve essere affrontata, i mostri che si risvegliano solo di notte non esistono.
La madre, interpretata da Dee Wallace, che conosciamo per il ruolo in E.T., con Ted si reca dal meccanico per farsi aggiustare l’auto guasta che, guarda caso, “muore” proprio davanti all’officina, che, ovviamente, si trova lontano dalla città. Non solo Cujo ha già sbranato il padrone, e non potevamo che auspicare una simile fine per questo individuo, ma anche un altro uomo altrettanto rozzo.
Comincia la parte ansiogena e volutamente claustrofobica della storia: la madre e il bambino intrappolati dentro l’auto, senza poter chiamare aiuto, senza poter uscire dal mezzo, senza acqua o cibo. Nessuno sa dove si trovano, ma Cujo non si stanca di fare la guarda alla possibile nuova preda, assetato di sangue.
Cujo nonostante sia un film ormai di una certa età, conserva la sua carica di terrore. Nel breve documentario The making of Cujo, che vi consiglio di vedere dopo la visione del film per evitare spoiler, il regista Lewis Teague spiega di aver voluto eliminare la parte sovrannaturale del povero cane (interpretato da ben 7 San Bernardo, ottimamente truccati), per favorire un maggiore realismo alla storia.
Un film per gli amanti di King, che ora più che mai, potremmo dire, è in auge, ma anche per i cinefili cinofili alla ricerca di un nome per il prossimo cucciolo da adottare.