Le manette della paura: King sul piccolo schermo di Netflix
Il cinema ama Stephen King e noi amiamo entrambi: Il gioco di Gerald è una produzione originale di Netflix, diretto da Mike Flanagan e tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King edito nel 1992.
Una coppia di mezza età senza figli decide di fare una gita in una villa in campagna all’insegna del divertimento; lui ha preparato una sorpresa per dar un poco di pepe alla loro vita sessuale ormai in crisi da mesi. Lei, Jessie (Carla Gugino), è nervosa, non riesce ad avere un atteggiamento naturale, ma ciò che non si aspetta è che l’idea di divertimento del marito Gerald (Bruce Greenwood) sia di legarla al letto con due manette e “giocare allo stupro”. “Sono quelle vere, le altre si rompono se ti agiti troppo”, Gerald non scherza, ma Jessie non ci sta. Presto la situazione diventa veramente inquietante, ed improvvisamente Gerald crolla, stroncato da un infarto. Ma Jessie è ancora legata al letto: le chiavi delle manette sono lontane, il telefono è lontano, non c’è nessun altro in casa, e nemmeno nei pressi della villa. Jessie vive una specie di grottesco supplizio di Tantalo.
I pensieri di Jessie si personificano in doppioni di Gerald e di lei stessa. Dei rumori si odono sempre più forti, prima fuori dalla finestra, poi per le scale, per il corridoio. Qualcuno o qualcosa la sta raggiungendo.
Il gioco di Gerald è un thriller ansiogeno con degli elementi horror abbastanza forti e ben dosati, in cui la caratteristica tipica di King, l’irrazionale, giunge poco a poco, con abilità.
“Le donne sole al buio sono delle porte aperte e quando chiedono aiuto chissà chi verrà a soccorrerle”, il doppione di Gerald scatena in lei delle paure irrazionali: la paura del buio personificata nell’Uomo del chiaro di luna (Carel Struycken), il mostro che si nasconde sotto il letto, un mostro reale o no?
Proprio quando abbiamo la percezione di trovarci davanti ad un incubo claustrofobico, la narrazione con un flashback si sposta sull’infanzia di Jessie e al ricordo di una vacanza al lago in cui con suo padre – un padre col quale c’è un rapporto molto particolare – vide una eclissi di sole. Ecco che suona un campanello: i romanzi di King sono tutti collegati, stiamo facendo riferimento al romanzo Dolores Claiborne (1993), da cui è stato tratto l’ottimo film L’ultima eclissi (1995). L’eclissi stessa altro non è che un momento di notte, ma razionale, cioè il momento in cui il mostro è l’uomo, non il buio. Ci sono mostri anche alla luce del sole e diversi tipi di manette: quelle in ferro sono le più innocenti.
[foto: sentieriselvaggi.it | netflix]
Jessie quindi deve affrontare i mostri e le manette che la hanno costretta ad essere succube e passiva tutta la vita, dopo potrà pagare un pedaggio all’Uomo del chiaro di luna.
Mike Flanagan è un regista che si è specializzato in horror, il suo penultimo lavoro è Ouija – L’origine del male (2016). I primi minuti del film sono introdotti da una musica molto piacevole, che da un effetto straniante: sappiamo che qualcosa dovrà spezzare la maschera di tranquillità che questa coppia indossa. Flanagan è senz’altro riuscito a non farsi prendere la mano con gli elementi splatter e ci ha decisamente fatto piacere riconoscere Struycken, che gli amanti di Lynch conoscono come il Gigante buono di Twin Peaks. L’unica pecca forse è il finale, troppo ammorbidito, ma visto il risultato complessivo, non ha grande importanza.